23 giugno, 2005

Preambolo



Parlo con voi nella speranza di non perdere mai me stesso.
E allora cerco di descrivermi per quello che ero, cercando di convincervi che poi non è che sia cambiato molto.
Non dico che cerco di ingannarmi, ma tutto questo affanno mi preoccupa. Per questo decido che l'esigenza dimostratrice è scaturita dalla riflessione sulle persone che mi sono attorno. Attribuisco loro un ruolo antitetico al mio al solo scopo di sintetizzare la mia volontà di non deteriorarmi, semplicemente per il fatto che il tempo ha deciso di scorrere, comunque.
L'incuranza ha come unico antidoto la ribellione cosciente.

2 Comments:

Blogger Laura said...

Ma perchè invece di raccontare chi eri non racconti semplicemente chi sei o chi vorresti essere? In fondo chi eri lo sappiamo tutti :-) ! Perchè cercare di dimostrare che non sei cambiato? In fondo non è la coscienza di chi siamo stati a far sparire l'ansia di non riuscire a capire ancora chi siamo.

27 giugno, 2005 00:23  
Blogger Jonny said...

Ma forse perchè per certi versi mi sento toranto indietro. Insomma a volte vorrei essere chi ero. Altre volte invece mi rendo conto che ogni passato è sempre più dolce di ogni presente e che forse adesso cono una persona migliore di ieri. D'altra parte quello di cui parlo nel post è un comportamento che si manifesta automaticamente come un riflesso condizionato. Non è frutto di mediazione. E anzi il pensiero è proprio quello di una presa di coscienza. E il parlare in terza persona di se stessi. Il rendersi conto che non è giusto dar la colpa agli altri quando le cose non vanno come vorresti. L'accorgersi che in realtà e proprio quello che invece stavi facendo. E magari il punto di partenza per riprendere in mano la tua vita. Continuo ad esser convinto che l'autocoscienza è il primo passo verso l'evoluzione. E che l'automiglioramento è masturbazione. E che la masturbazione non è peccato. :)

27 giugno, 2005 13:10  

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