12 settembre, 2005

Consigli per gli acquisti


Scarpe da ginnastica "etiche".


Due link:

http://www.radiokcentrale.it/articolimsost/scarpe_da_ginnastica_etiche.htm

http://nosweatapparel.com/




Per chi si chiede che senso ha tutto ciò, una lettura significativa potrebbe essere questa:

http://disinformazione.it/lagercinesi.htm

20 Comments:

Blogger franco said...

bene! e pure belle!
solo che comprare le scarpe su internet (senza provarle) mi sembra un suicidio!
tienici aggiornati quando si potranno andare a provare

12 settembre, 2005 12:40  
Blogger Jonny said...

In un certo senso hai ragione, anche se non sono proprio un cultore della "taglia esatta". E dopotutto meglio un suicidio di questo tipo che un genocidio non trovi? :-)

12 settembre, 2005 12:44  
Blogger franco said...

per me "taglia esatta" è un parolone. il fatto è che, per esempio con le clarks, devo prendermi scarpe più lunghe di 2 cm, perché sennò non mi entrano.
credo di avere il piede papereccio
per questo è essenziale che le provi

12 settembre, 2005 13:15  
Blogger Jonny said...

@ Lu:
Ottimo,grazie per la puntualizzazione. Perchè non comunichi quanto hai detto pure allo staff di disinformazione.it ? Magari può tornare d'interesse anche ad altri. A parte ciò, quello raccontanto non mi sembra inesatto o sbaglio? Insomma sono cose che si sentono da tempo e credo siano documentabili anche attraverso altre fonti. Se a tuo avviso c'è qualche elemento di fantasia, aprici pure gli occhi.

@Franco:
Ma le clark le fanno in europa? Io l'altro ieri le ho viste a 110 euro, non costano pure di più?

12 settembre, 2005 13:39  
Blogger Jonny said...

Di niente.

12 settembre, 2005 13:53  
Blogger Jonny said...

Comunque non sono d'accordo sulla faccenda delle fonti. Anche perchè in fondo tu stesso hai confermato che la notizia è attendibile (ed è quello l'importante non chi scrive). E d'altro canto non si può vivere di solo tg4.

12 settembre, 2005 13:58  
Blogger franco said...

le clarks, come forse saprai, sono inglesi. però, naturalmente, le fanno in parte in inghilterra, in parte in vietnam e in parte..indovina indovina, nell'amata cina.
continuano a produrre in posti differenti, non ricordo bene perché (intendo perché continuino a produrre in inghilterra, riguardo alla produzione asiatica si capisce il perché..).
il prezzo di listino fino all'anno scorso era 110 euro, quest'anno forse aumenterà ancora.
prezzo improponibile. io infatti le ho sempre comprate ai saldi, o in inghilterra (mia madre ci va ogni tanto) o su ebay.
ogni tanto fatti un giro su ebay (anche quello inglese). io lì le ho pagate 65 euri spese di spedizione incluse. se le trovi vai al negozio, vedi che numero porti, e le compri. fila tutto, no?
tu mi hai convinto per il mac, io ti convincerò per le clarks!

12 settembre, 2005 14:11  
Blogger Laura said...

Ultimamente si sta diffondendo una sorta di nuova cultura aziendale, la CSR (Corporate Social Responsibility o responsabilità sociale d'impresa) che consiste nel fare impresa in modo etico e quindi unire gli interessi di business (profitto!) alla salvaguardia dell'ambiente,alle condizioni dei lavoratori ecc. (ad esempio attraverso una razionalizzazione e selezione dell'uso delle materie prime per evitare gli sprechi e l'inquinamento).
Questo delle scarpe etiche credo ne sia un esempio ma la mia paura è che stia diventando più una moda che una presa di coscienza. Cioè mi viene spontaneo chiedermi se è così "facile" come descritto nell'articolo perchè non lo fanno tutti? Quest'approccio di cui ho parlato ha un gran ritorno in termini di immagine aziendale e può facilmente trasformarsi in una campagna di marketing fine a se stessa.
Secondo me servono urgentemente provvedimenti per limitare l'outsourcing, perchè finchè esisterà il dumping salariale e fiscale le imprese continueranno a sfruttarlo.
Leggete quest'articolo: http://www.unioneindustriale.com/uipnet/rassegnastampa/RASS_stampa1_270904.asp

12 settembre, 2005 14:13  
Blogger Laura said...

No scusate ho sbagliato :
http://www.unioneindustriale.com/uipnet/rassegnastampa/RASS_stampa1_270904.asp

12 settembre, 2005 14:20  
Blogger Jonny said...

Ma al di la di quel che riguarda la tutela dei diritti umani, è davvero necessario interessarsi alla Cina? Insomma esiste un unvierso di cose (letteralmente) a cui interessarsi. O forse mi vuoi dire che se conoscessimo meglio i cinesi e il loro cinema realista capiremo che a loro piace vievere in condizioni di questo tipo (politico sociali) e quindi facciamo male ad interessarci della mancanza di sindacati?
Ad ogni modo, in questo contesto era mia intenzione criticare chi sfrutta queste situazioni (Multinazionali occidentali) e non chi viene sfruttato. Anche perché a mio avviso questa dello sfruttamento è un arma a doppio taglio che potrebbe ritorcersi contro noi stessi, al livello economico, il giorno che in Cina diventeranno autonomi, avranno sindacati, e pure la maggioranza delle quote di mercato. Detto questo, non ho vsito ne Hero ne 7 spade, però ho visto "2046" (spero sia cinese e non koreano) e "L'urlo di cheng", e devo dire che col cinema ci sanno fare.

12 settembre, 2005 16:42  
Blogger De Andrea said...

post di SPAM: volevo solo dire....ma quanto avete scritto in mezza giornata?! Sono tornato stasera e mo ci metto una vita per leggervi tutti!!!

12 settembre, 2005 21:08  
Blogger Francesco said...

madooonna quanto avete scritto, e ora mi aggiungo pure io, per dire che a proposito delle varie fonti il caso delle condizioni di lavoro delle fabbriche Nike in Vietnam ad esepio esplose nel '97, grazie a Doonesbury, geniale striscia fumettisca, il cui autore Gary Trudeau andò in loco (non mi si chieda dove, semmai usate google) e tramite amici e conoscenti ebbe la possibilità di parlare con alcuni "dipendenti" delle suddette fabbriche,per poi pubblicare il tutto in versione "comica" sulla suddetta striscia, pubblicata su circa 700 quotidiani negli USA.
alcune strisce sono qui http://www.geocities.com/Athens/Acropolis/5232/comicmay97.htm

La causa multi-milionaria che la nike gli fece la vinse tirando fuori le famose prove e le "fonti".

a proposito dei codici etici ( o varie politiche di impresa di social responsability) vorrei fare una distinzione fra questa pratica di adottarli da parte di varie imprese (dalla general electrics alla ford, la telecom italia qui è stata fra le prime)e il commercio etico,
I codici etici infatti, lo dico avendoli dovuti studiare per un esame di etica degli affari, hanno ben poco di etico e stringente, risolvendosi in buoni propositi che però non riguardano mai la questione della redistribuzione dei profitti. Riguardo la questione dei salari e dei vari dumping di solito l'azienda
si impegna a pagare un lavoratore "lo stipendo standard locale" o vaghe formule del genere. E tanto per capirci confindustria chiese ad un po' di professori universitari, presieduti da Sebastiano Maffettone della Luis, di redigere un codice etico quadro per le imprese. Ovviamente poi non l'hanno accettato e mai ratificato, ed era anche abbastanza lasso!!

Insomma vorrei distinguere queste iniziative dal cosiddetto "commercio etico" o "equo e solidale" [che pure non mi fa impazzire... ma sarebbe davvero troppo lunga] in cui il problema della redistribuzione dei profitti viene affrontata ed è chiara e trasparente, ed il caso delle scarpe di Johnny mi pare proprio di questo tipo, e comunque vive le Clarks a saldo

@Laura il non tanto progressista John Kerry aveva comunque nel suo programma delle sanzioni fiscali abbastanza gravose per le aziende che avessero spostato produzioni in paesi stranieri con manodopera a basso costo. Il che sarà impossibile in questa terra di diessini e margheroidi

all'improbabile malcapitato/a giunto in fondo nella lettura chiedo al solito scusa per la lunghezza

12 settembre, 2005 23:27  
Blogger Jonny said...

Francesco, come al solito sei semplicemente insostituibile, la quintessenza della chiarezza (e sarei tentato di aggiungere dell'informazione). Devo farti un appunto, però per conto terzi, ma che sottoscrivo in toto: tempo addietro Claudia si è lamentata del fatto che chiedi scusa per la lunghezza dei tuoi post. Per quante petizioni i membri pigri del blog possano fare, tu sentiti libero di usare quanti caratteri vuoi. Ovviamente questa è pura partigianeria :-) .

13 settembre, 2005 00:27  
Blogger Jonny said...

E' lo sapevo che non avresti capito: tu non le porti!

13 settembre, 2005 12:20  
Blogger Jonny said...

Per dirla poi come il Saggio aggiungerei che è anche un problema sociologico:

"La follia della donna
quel bisogno di scarpe
che non vuole sentire ragioni
cosa sono i milioni
quando in cambio ti danno le scarpe."

E pensare che tutto questo l'han deciso...

13 settembre, 2005 12:25  
Blogger Laura said...

Sottoscrivo anch'io in pieno l'appunto!
Francesco hai fatto bene a distinguere ma il mio dubbio (tutto personale e quindi non avvalorato nè da dati nè da nessun'altra informazione)è proprio che questa distinzione netta in teoria poi tenda a sfumare,mi spiego meglio. Non metto in dubbio che le scarpe etiche, o qualsiasi altro prodotto simile,siano prodotte come descritto ma, ammesso che riescano a conquistare una buona fetta di mercato (grazie anche al ritorno d'immagine),riusciranno a restare competitivi senza ricorrere ad altri mezzi? Se queste rimangono esperienze isolate durano poco, affinchè ciò non succeda dovrebbe verificarsi un cambio di cultura,di abitudini (magari come scelta obbligata da qualche legge non sarebbe male)e, visto che il cambiamento di cultura dipende da "noi", io dovrei essere proprio l'ultima a parlare visto che, ora che ci penso, porto un paio di Puma!?!

dr Lu sarei proprio curiosa di sapere secondo te l'etica con che cosa si concilia...
anzi toglimene anche un'altra di curiosità,per favore: ma è vero che in Cina le imprese non hanno l'obbligo nè di redigere nè di depositare il bilancio?

... ma chi è il Saggio??

13 settembre, 2005 14:37  
Blogger Jonny said...

Il Saggio ovviamente è (o se preferite sono) Elio è le Storie Tese!!! :-)

13 settembre, 2005 14:43  
Blogger Jonny said...

Come disse il prof. Tito Magri docente di Filosofia Teoretica a Paolo Pasticcio, orsono 4 anni e mezzo fa:
"Lei dovrebbe frequentare un buon corso di anti-relativismo."

Leggere lo Zarathustra in periodo tardo-adolescenziale forse fa più male che bene.

13 settembre, 2005 20:01  
Blogger Laura said...

Grazie dr Lu, mi erano arrivate notizie sbagliate e in effetti mi sembrava assurdo...però devono depositarlo? cioè esiste una specie di corrispondente cinese del nostro registro delle imprese?
Per quanto riguarda il discorso sull'etica non ci ho capito niente ma questa ormai non è certo una novità ;-)

13 settembre, 2005 21:28  
Blogger Laura said...

Non ce la farò mai...cmq grazie,era solo una curiosità

15 settembre, 2005 01:29  

Posta un commento

<< Home