Enzo
Un anno fa veniva ucciso in Iraq, Enzo Baldoni, di ritorno da una missione umanitaria che portava acqua e medicine a Najaf, organizzata da lui con l’aiuto dell’amico Ghareb –anch’egli ucciso- e quello di molti operatori italiani della Croce rossa, nonostante l’opposizione dei vertici italiani dell’organizzazione.
Se vi va di andare con lui nella Colombia delle Farc per conoscerne i capi, fra “piombo e tenerezza”, se vi va di incontrare “il culo e il carisma” del passamontagna più famoso al mondo, quello del subcomandante Marcos nelle montagne del sureste messicano, se volete conoscere il leader dei guerriglieri del Timor Est che Enzo nascose nella periferia di Giakarta, se vi va di camminare per le fogne di Bucarest, nel lebbrosario di Kalaupapa, chiacchierare con i dissidenti cubani, in un mondo di transessuali e bambini di strada che sniffano basuco nella favelas di Bogotà, un mondo di guerrieri rivoluzionari, ricche ereditiere, ragazzini col mitra, simpatici baristi e campesinos, siano essi arabi, cubani o indios, insomma se volete viaggiare seguendo le coincidenze e “la panza” di Enzo, avendo come compagne la sua curiosità ed ironia, la sua penna allegra e lucida che con infantile franchezza non nasconde mai la commozione, il cinismo occidentale o l’ottimismo zen, beh allora la rete vi può essere d’aiuto.
qui trovate gli articoli di Enzo per Linus, Repubblica, Diario... ed i road book delle sue “ferie” da copywriter
questo è il blog del suo ultimo viaggio dove trovate i link di quelli precedenti
meno male che ad Enzo non bastava fare –ad altissimo livello- il pubblicitario, occuparsi di traduzioni e critica fumettistica e che ogni tanto sentiva una vocina gastrica che lo spingeva “ a ficcare il naso dove i governi non vorrebbero”.
Questo è ciò che scrisse prima di partire per Baghdad:
sabato, 24 luglio 2004
E' tornato. E' tornato il momento di partire.
Da un po' di tempo la solita vocina insistente tra la panza e la coratella mi ripeteva: "Baghdad! Baghdad! Baghdad!". Ho dovuto cedere.
Come sempre, quando si prepara un viaggio importante, cominciano a grandinare le coincidenze. E chissà quanto sono segni e quanto le provochiamo noi.
Ancora una volta, prima di una partenza, mi sono sdraiato sotto le stelle, nella Romagna dei miei nonni e della mia infanzia, in cima a Monte Bora, sulla terra notturna ancora calda del sole di luglio.
La terra, sotto, mi riscaldava il corpo. La brezza, sopra, lo rinfrescava.
Lucciole, profumo di fieno tagliato, il canto di milioni di grilli.
E' qui che da piccolo studiavo spagnolo su un libro trovato in soffitta. E' qui, davanti a un piatto di tagliatelle, che tre anni fa si è fatta sentire la solita vocina che ripeteva: "Colombia, Colombia, Colombia!"
Si è parlato molto di morte in questi giorni: della morte serena di Zio Carlo, filosofo e yogi, che forse sapeva la data del suo trapasso. Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.>
Scusate la lunghezza
francesco